Toxic mal-sculinity

Cosa ho pensato mentre leggevo: andiamo di Mal in peggio.

Proprio in questi giorni è stato pubblicato in Italia il secondo volume della cosiddetta “trilogia dei Grisha”, intitolato “Assedio e tempesta”.

Un titolo sicuramente azzeccato perché nella mia mente si è scatenata una tempesta dopo essere stata assediata dalla presenza tossica e soffocante di uno dei personaggi principali: Malyen Oretsev, per gli amici Mal.

Mal, per chi non lo conoscesse, è amico d’infanzia di Alina, la protagonista della storia.
I due sono per l’appunto cresciuti insieme e, sebbene Alina avesse da tempo immemore una cotta per lui, Mal non si è mai dimostrato interessato a lei oltre la semplice amicizia.

Il primo tratto problematico del carattere di Mal si mostra già nel primo libro, Tenebre e ossa, dove lui tiene il muso ad Alina semplicemente perché lei si rivela portatrice sana della magica capacità di poter accendere una lampadina senza dover inventare l’elettricità.

Lui, messo da parte e non più centro degli affetti di Alina e delle sue attenzioni, si comporta come un bambino triste a cui hanno portato via quel giocattolo che non ha mai usato e che realizza essere di una qualche importanza solo quando lo vede nelle mani di un’altra persona.

Devo precisare che però Mal nel primo libro non ha mai forzato Alina a stare con lui. È stata lei che, avendo la sopracitata cotta da tempo non precisato, è caduta ai suoi piedi non appena lui le ha dichiarato il suo amore eterno e profondissimo (nato non si sa quando).

I veri problemi però arrivano nel secondo libro, dove lei e Mal sono latitanti e lui si prodiga a trovare da vivere per entrambi visto che Alina ha una collana d’osso al collo e porta una sciarpa anche sotto l’ombrellone. Il che, diciamocelo, potrebbe essere un po’ sospetto.

Vista così la cosa sembra normale, sembra che lui si prenda cura di lei semplicemente perché Alina non può. La verità, però, si nasconde appena sotto la superficie.
Nel momento in cui a Mal viene tolta la possibilità di far sì che Alina dipenda da lui, ritorna ad essere il bambino scorbutico del primo libro.

Qui, entrano in campo una serie di tratti problematici di Mal, oltre ad un’insicurezza quasi patologica che dimostra nei confronti di Alina (che intanto non deve più nascondersi e quindi può condurre una vita più dignitosa).

Insicurezza che nasce dal fatto che lei passi del tempo con una persona in particolare che Mal, a quanto pare, teme.
Non mi esprimo sulla questione della gelosia perché penso non ci siano abbastanza elementi messi in scena per aprire un discorso più ampio, quindi faccio solo una piccola precisazione dicendo che Mal si dimostra territoriale nei confronti di Alina, arrivando persino a parlare per lei.

In una scena che non è altro che un estremo cliché, due ragazzi parlano di Alina, davanti a lei, presupponendo entrambi di aver ragione, senza che nessuno le chieda cosa vuole, finché ovviamente Alina stessa non interviene per rimettere a posto i due tipetti.

E qui entra in scena IL problema di Mal: il machismo che affonda le radici nel suo animo.

Prima di analizzarlo però vorrei fare un piccolo appunto su cosa sia effettivamente il machismo.

Il concetto di “Machismo” è associato a “un forte senso di orgoglio maschile: una mascolinità esagerata”.


Un esempio di ciò è il momento in cui Mal, sentendosi messo da parte, inutile, perché relegato ad un ruolo quasi secondario nel nuovo meccanismo che si sta formando, inizia a rimpiangere una situazione sfavorevole –che era appunto il doversi nascondere per sopravvivere- semplicemente perché sentiva di avere un ruolo più attivo nell’azione, sentiva di essere utile.
 
In breve, meglio avere l’ansia di trovare le guardie dell’oscuro dietro l’angolo ed essere forse uccisi, che vivere in maniera relativamente serena ma senza poter fare niente di utile per Alina, o meglio, poter dimostrare ad Alina di essere capace di far qualcosa.

Perché di questo si parla: di voler dimostrare qualcosa.
È un volersi sentire migliore, nascosto sotto una maschera di amore.

Quando si arriva al punto di rottura, Mal taglia le comunicazioni con Alina, inizia ad evitarla e trascurare il resto dei suoi doveri. Quindi, non le permette di avere un confronto sano, di parlare, di provare a sistemare quel legame che forse si sta disfacendo pian piano.

In questo momento, arriva l’apoteosi del machismo di Mal.
Alina, stanca di vederlo solo cinque secondi al giorno come se fosse un fantasma che infesta un castello vittoriano, decide di capire che cosa sta succedendo nella sua vita.

Lo trova che sta facendo a botte con un grisha.
Ora. Analizziamo:
-Mal non ha poteri.
-Il grisha sì.

È uno scontro impari ma a Mal non importa, perché lui deve dimostrare di essere forte, di valere qualcosa. Lo deve dimostrare a se stesso e a tutti gli altri, che sappiano che Mal non è debole!

Infatti, la volontà di dimostrare la propria forza è riconosciuta come componente chiave dello stereotipo del machismo. Le dimostrazioni di violenza e le azioni aggressive sono quasi previste dagli uomini e sono giustificate come prodotti dell’essere duro e macho. Si può sottintendere che “se sei violento, sei forte e quindi più uomo di quelli che non combattono”.

Mal è figlio di una società (non quella del libro, ma la nostra) dove sono radicati pregiudizi su pregiudizi, dove l’uomo è sempre stato visto come una roccia e tutti i comportamenti che esulavano dalla sfera di azione dell’essere “tutto d’un pezzo”, venivano subito considerati strani e additati.
Inutile star qui a dire che la società non mette pressione solo alle donne ma anche agli uomini.
Queste pressioni possono poi tradursi in azioni che svalutano le “caratteristiche femminili” e enfatizzano eccessivamente le caratteristiche di forza e superiorità attribuite alla mascolinità.

Per finire ci tengo a dire che anche gli altri personaggi del libro non hanno esattamente caratteristiche da elogiare ma mi sono voluta concentrare su quello che ho trovato veramente problematico da leggere, che mi ha fatto persino innervosire.
Leigh Bardugo è una bravissima scrittrice, questa trilogia ormai ha i suoi anni e oserei dire che non sta invecchiando per niente bene.
La Bardugo, però, a differenza di questi libri, negli anni è migliorata tantissimo.
Proprio prima di questo volume ho letto “La nona casa”, il suo ultimo romanzo.
Il cambiamento e la maturazione sono evidenti quindi non vi private dell’occasione di leggere un libro veramente bello, semplicemente perché questa trilogia non vi è piaciuta.
Lasciate stare Mal e andate a scoprire quanto è entusiasmante entrare nel mondo delle società segrete di Yale.

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